lunedì, febbraio 12, 2007

Strade.

In contromano. E’ l’unica cosa che mi viene da dire quando penso alle strade. Da bambino le strade erano un espediente dei miei genitori per farmi addormentare. Bastava mettermi sul seggiolino ben legato al sedile posteriore della nostra Panda 30 beige, e non facevi a tempo a girare l’isolato che già ronfavo. Le mie prime strade erano un gioco. Con la testa appoggiata al finestrino a compasso della mitica 127 arancione di mio nonno, sulla quale giusto per la cronaca ho lasciato lembi di pelle e fiotti di sangue, guardavo le ombre proiettate sull’asfalto e mi immaginavo che la macchina volasse, da un’isola all’altra, senza cadere mai. E ovviamente non cadeva mai. Poi le strade sono diventate piste elettriche, piste per biglie, piste per automobili veloci, per “formula 1 e poi per il ronzio fastidioso e affascinate dei due tempi.

Sarà colpa dell’ultimo libro di Baricco che ho letto e di un film italiano di qualche tempo fa, “In barca a vela contromano”, che non so per quale motivo è diventato uno di quei film di cui non scordi più il titolo, che stasera ho deciso di buttar giù 4 righe sulle strade-in-contromano. E’ una di quelle cose che non faccio mai quando guido, vorrei scendere in pista solo per essere autorizzato a fare le curve sul lato di corsia che nella guida di tutti i giorni mi è proibito… penso che prima o poi dovrò affittare un’auto nella terra di Ivanohe per vedere l’effetto che fa. D’altra parte lui già guidava contromano durante le giostre ma questo non gli sembrava affatto strano.

Andare contromano si sa è di per sé vietato, quindi per giustificare chi tutti i giorni lo fa per natura, necessità, abitudine, per furbizia, per comodità, per vanto o per mania e via dicendo si sono inventati molti modi, edulcorati, diluiti per dire la stessa cosa, contromano. “Abbiamo trovato una via alternativa…”, “Ci stiamo muovendo in controtendenza…”, “Abbiamo intrapreso strade diverse…”. Certo la parola contromano è percepita dai più con un’accezione negativa, pensate se la Pollastrini avesse detto: “Sui PACS abbiamo preso una via in contromano rispetto alla Margherita” o se la Bindi avesse risposto: “La legge sui DICO si muove in contromano rispetto alla volontà di ingerenza della chiesa nello stato italiano”. Oltre a chiedersi ma come cazzo parlano queste sarebbe venuto fuori un pandemonio in tutta la fragile coalizione di governo. Certo forse avremmo avuto una legge sui PACS(perché così si chiamano checché ne dica il ministro della famiglia) migliore di questo papocchio all’italiana dove ci si cura più delle apparenze che della sostanza. E così le strade diventano alternative, in controtendenza, diverse.

In tutto ciò quello che mi sfugge è il perché io invece ho sempre la sensazione di prenderle in contromano le mie strade. Perché la strada non mi è più complice come una volta? Che fine hanno fatto le curve che mi cullavano, le ombre che salvavano dagli abissi e il nastro grigio che riempiva di adrenalina i miei noiosi pomeriggi domenicali? Perché la strada non più quel affascinante mezzo beat che non serviva a portarti a Frisco ma serviva solo a portarti? Ho perso la gioia di fendere la notte per ottecento km e risvegliarmi in un paese con una lingua incomprensibile, tanto sonno, caffeina sintetizzata nel sangue e qualche biglietto verde per espiare i miei peccati di fame di velocità. Eppure oggi le strade le prendo in contromano. Non mi sono più amiche e sono convinto che sia giusto così. Forse sono diventate binari, vietato svoltare, “strade troppo strette e diritte” alla Ligabue, che piace tanto a mio fratello e Chiara. Non lo so. Non mi frega. E se incontrerò un pendolino invece di un t.i.r. che differenza fa? Nel mio personale ricordo sarò sempre un eroe, sarò sempre il macchinista de “la locomotiva".